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Un miliardo e 200 milioni di danni: la Lorenzin si dimetta!

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Beatrice Lorenzin Vattene

Ricorderete la storia di quella gran bufala della suina, l’influenza che doveva essere micidiale e per il quale lo stato italiano siglò un contratto secretato con la Novartis per il valore di 24 milioni di euro. Vaccini tutti buttati nel cesso, perché intorno all’influenza suina era stato creato uno stato di allarmismo creato ad arte, come già denunciava questo blog in anteprima (qui il riassunto finale). A distanza di 6 anni, continuiamo a buttare soldi pubblici, pagando farmaci fino a 80 volte il valore di quelli equivalenti. E sempre a vantaggio di Novartis. Perché nessuno chiede le dimissioni di Beatrice Lorenzin, Ministro della Salute?

Leggete questo articolo di Sabrina Giannini, pubblicato oggi sul Corriere della Sera.

La vicenda dei due farmaci equivalenti che curano la terza causa di cecità al mondo, la degenerazione maculare senile, è a una svolta. L’Organizzazione mondiale della sanità ha respinto la richiesta di Novartis di inserire Lucentis tra i farmaci essenziali per l’oculistica, in quanto nella nuova lista è già presente Avastin, «altrettanto efficace e sicuro, e più economico». Per la precisione, 40 volte più economico (80 fino a pochi mesi fa, in Italia).

La notizia dovrebbe mettere la parola fine alla vicenda dei due farmaci gemelli e diversi nel prezzo. Ma potrebbe essere l’ennesima occasione persa dal ministro Lorenzin. Non fu lei infatti a «denunciare» all’Antitrust l’intesa sottobanco tra Novartis e Roche per avere fatto cartello e causato un danno alle casse della Sanità di 1,2 miliardi in 3 anni. Novartis detiene un terzo delle azioni di Roche mentre quest’ultima ha le royalties sul farmaco più caro, il Lucentis. Un incesto che è sotto gli occhi di tutti da anni, ma a denunciare l’anomalia è l’oculista milanese Domenico De Felice già nel 2011 (ai tempi del ministro Balduzzi). A presentare l’esposto all’Agcom è invece l’avvocato bolognese Giorgio Muccio (a nome di un’associazione di day surgery).

L’Antitrust nel 2014 sanziona le due aziende a pagare 180 milioni di euro (ora in attesa della sentenza sul ricorso al Consiglio di Stato). Il prezzo del Lucentis passa subito da 1.600 a 900 euro a fiala, contro i 90 euro dell’Avastin. Perché l’Agenzia del farmaco non ha abbassato prima il prezzo? Domanda che il ministro Lorenzin non si fa quando riconferma il presidente Pani a capo dell’Agenzia del farmaco che, a seguito della sentenza, suggerisce un provvedimento che consente a Novartis e Roche si rifarsi dei 180 milioni di euro: il provvedimento proibisce alle strutture private di usare il farmaco economico. Novartis ringrazia, perché le cliniche convenzionate che prima utilizzavano Avastin sono costrette da un giorno all’altro a usare il farmaco che… costa un occhio. Avrebbe avuto un senso se il provvedimento dell’Aifa avesse obbligato le strutture pubbliche a utilizzare solo il farmaco economico, ma non è così.

A gennaio di quest’anno interviene ancora l’Antitrust estendendo alle case di cura convenzionate (non agli ambulatori privati) la possibilità di usare il farmaco economico. È opzionale, per tutti (colpevoli anche le Regioni che trovano più semplice l’uso del prodotto già in fiale 40 volte più costoso). Tanto paga Pantalone. Il ministro avrebbe dovuto scrivere una norma o chiedere all’Aifa un regolamento che obbligasse all’uso del farmaco economico. Invece Lorenzin nel 2014 replica così a un’interpellanza di una collega di partito: «Vista l’incertezza circa sicurezza ed efficacia di Avastin e Lucentis e il differente prezzo, è stato richiesto un parere al Consiglio Superiore di Sanità». Quale insicurezza, se l’Ente regolatore del farmaco europeo, l’anno prima, aveva inserito nel foglio illustrativo di Lucentis le stesse reazioni avverse di Avastin? Infatti di lì a poco il Consiglio Superiore di Sanità spiega che i due medicinali «non presentano differenze statisticamente significative dal punto di vista dell’efficacia e della sicurezza nella terapia della degenerazione maculare senile».

Passano tre mesi e il ministro decide di mandare a casa quasi tutti i membri del Consiglio, sebbene non fossero in scadenza di mandato. Tinge di rosa la rivoluzione: «Mai tante donne in un Consiglio Superiore di Sanità». Tra le donne fa la comparsa un nuovo membro che Lorenzin non pubblicizza: Napoleone Ferrara, uomo di ricerca dall’indiscutibile valore, biologo molecolare e docente all’Università di San Diego, eppure Lorenzin non gli dedica una riga di comunicato. Però è l’inventore-scopritore dell’ Avastin (Roche) e Lucentis (Novartis). A notare Ferrara tra i membri è Domenico de Felice che oggi chiede se «Ferrara avrà suggerito al ministro l’impiego del farmaco 40 volte meno caro e se non trova imbarazzante che sia stato chiamato come consigliere, visto che fino a due anni fa lavorava per la Genentech, controllata di Roche?».  Ferrara non ha risposto a quattro richieste di intervista. Avrebbe potuto aiutare a dirimere alcune questioni, a partire dal suo presunto conflitto di interessi (ha ancora legami con Genentech?). Chi meglio di lui potrebbe dire se è giustificabile una differenza di 900 euro, ieri 1.600, tra Avastin e Lucentis, che è una variazione ingegneristica attuata in laboratorio della molecola madre? Oggi sappiamo che il farmaco povero resta nell’elenco perché efficace, sicuro e più economico. La Corte dei conti ha una corposa documentazione in caso volesse verificare se c’è stato danno erariale.

Novartis continua a vederci molto bene quando bussa alla porta, ogni mese, per riscuotere i 50 milioni di euro dalle casse delle Regioni.


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